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Randazzo, regina della Valle dell’Alcantara, posta alla confluenza di tre grandi vie di comunicazione, dall’alto dei suoi 754 metri sul livello del mare , domina tutta l’incantevole vallata. E’ una cittadina di 12 mila abitanti, la più vicina ai crateri dell’Etna da cui dista appena 15 Km.

Ridente cittadina sul versante settentrionale dell’Etna, a dominare la Valle dell’Alcantara verso cui degrada dolcemente, si trova al crocevia di tre importanti province: Catania, Messina ed Enna, collocata strategicamente al centro di quello che un tempo era il Val Demone.

Indiscusse testimonianze storiche e tradizionali riguardanti le origini di Randazzo sono confermate dal fatto che essa è situata in un territorio ricco di reperti archeologici che dal periodo neolitico vanno all’età bizantina fino al secolo VII d.C.
I ritrovamenti degli scavi fortuiti nelle varie località, come a S. Caterina, a Donna Bianca, a Imbischi, all’Acquafredda, in cui in passato è stato rinvenuto un enorme ammasso di cocci di ogni genere, da oggetti preistorici a terrecotte siceliote arcaiche, la scoperta di una necropoli ellenistica nella Contrada S. Anastasia a sei chilometri da Randazzo (Tissa), i ruderi vistosi di vecchie Chiese bizantine nelle Contrade Imbischi, Jannazzo e Acquafredda, testimoniano che in questo territorio vi fu nei secoli passati un centro, o centri abitati, in cui le popolazioni lasciarono larga documentazione della loro civiltà.

Con le sue bellezze paesaggistiche naturali e col fascino delle sue antiche opere d’arte, chiese, vecchi palazzi, musei che ospitano resti archeologici e scientifici di grande valore, con le sue strade ed i suoi vicoli in pietra lavica, è una vera e propria perla ambientale ed architettonica, incastonata nel cuore di un territorio variegato ed unico al tempo stesso, reso ancor più prezioso dalla compresenza di ben tre aree protette: il Parco Regionale dell’Etna, quello dei Nebrodi ed il Parco Fluviale dell’Alcantara.

Altro posto da non perdere sono le Gole dell’Alcantara, formatesi nel corso dei secoli grazie all’azione erosiva delle fredde acque dell’omonimo fiume.